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N°26 - Poesia su Nuccia: L'inferma paziente
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Grazie, Gesù, per averci regalato Nuccia. Alleluia!

POESIA SU NUCCIA: L’INFERMA PAZIENTErosa
(di Assunta Molinari Acri - 30 gennaio 1996)

Nella casa linda come una chiesa
in un lettuccio giace distesa
una pia donna inferma assai,
che non dispera né si lagna mai.
Suo precipuo scopo è la preghiera,
che assolve sempre con fede vera;
Pazientemente la croce porta
che del Paradiso l’apre la porta.
E’ istruita, ha molta bontà,
riceve tutti con cordialità,
ha voce chiara, ma piena d’affanno:
ciò si deve al suo malanno.
A tutti dice con grande amore:
“non disperate, pregate il Signore,
affidatevi quindi alla Vergine bella,
che di noi tutti è Madre è Sorella “.
Quando lo può, prende parte al “Fratello,,
pregare con lei, oh! come è bello!
I suoi pensieri poter ascoltare
farne tesoro e praticare.
Ella è la Nuccia, colma di virtù,
allevii le sue pene il Buon Gesù.

LETTERA a RITA ROCCArosa
Rita, amica mia dolcissima e sorella in Gesù e Maria. Prima di tutto, insieme,
ringraziamo e lodiamo il Signore, per averci fatto incontrare, per averci uniti nell’amicizia sincera
e gratuita, che ci riempie il cuore di gioia. Grazie a te e a Michele, per tutte le attenzioni e per il
bene, che mi volete. Miei cari, vi voglio bene anch’io e per questo vi invito ad essere
perseveranti, coraggiosi, coerenti nella fede e nella vita: niente vi turbi e niente vi spaventi! Tutto
passa, solo Dio non passa e non delude mai! Lui ci ama sempre!
Mantenete sempre unita la vostra famiglia, mantenete saldo il vostro amore. Non mollate
mai, affrontate tutte le difficoltà nel nome del Signore, amatevi l’un l’altro. Amare significa
aprirsi all’altro, ascoltare l’altro, accogliere l’altro, dialogare con l’altro, perdonare, saper
ricominciare, donarsi. Siate sempre sereni e sorridenti: dove c’è carità, c’è gioia; vivete per
sorridere e amare e avrete la gioia. Siate sempre ottimisti:
Cristo è risorto e siamo tutti figli della risurrezione.
Ovunque andate, collaborate con Gesù, per trasformare il mondo; non risparmiate mai nel
donare. La Sua Parola sia sempre luce per i vostri passi. Usate cuore e spirito, intelligenza e
libertà, a servizio del bene. Fissate i vostri occhi negli occhi di Gesù e guardate in alto; e anche se
ci sono nuvole nere, nebbia, c’è sempre un pezzo di cielo più luminoso, per farvi sperare.
Continuate a costruire nell’amore: la carità sia sempre in ogni vostro pensiero. Pregate! La
preghiera è la vostra forza e la forza del mondo. Così facendo, la vostra famiglia sarà scuola
d’amore e di vita per i vostri cari figli.
Quindi, miei cari fratelli, non mi dite di essere ripetitiva, ma vi continuo a dire:” sappiate
sempre seminare a piene mani, per essere la gioia di chi mieterà domani”. Dio vi benedica e vi
protegga sempre! Lo Spirito Santo sia sempre in voi e con voi! Egli vi aiuterà a non inciampare,
sarà il rifugio, il conforto, la guida. Vi abbraccio e vi porto sempre nel cuore. Lode e gloria al
Signore e onore! Alleluja!

la vostra Nuccia

TESTIMONIANZA SU NUCCIA TOLOMEOrosa
di Rita Rocca (l’amica del cuore)
Se si ha la fortuna di conoscere una persona che ha sofferto e che anche con la
sofferenza ha saputo crescere, si può capire fino in fondo quale dono possa essere la
sofferenza. Soffrire è come imparare una lingua, è ritrovarsi in una dimensione di vita che,
seppur faticosa, ha in sé una ricchezza da scoprire, da vivere, da comunicare. L'aver sofferto
significa, infatti, poter comunicare cuore a cuore con chi soffre, è conoscere il linguaggio
della sofferenza. Avere dentro l'esperienza della sofferenza è un dono prezioso per
comprendere e condividere con i fratelli la loro sofferenza, piccola o grande che sia.
Nuccia, la mia amica per eccellenza, aveva fatto questa esperienza e proprio nella
sofferenza aveva trovato una risposta e un senso alla sua vita. Quando stava molto male,
durante gli ultimi giorni della sua esistenza terrena -era in coma- sono passata da casa sua e
sul mobiletto, dove lei teneva i suoi libri, ho trovato un foglietto con una frase scritta da lei,
l'ho preso per leggerlo e c'era scritto: "La sofferenza è scuola d'amore, perché chi soffre
impara ad amare e chi ama impara a soffrire". Ho rivisto così come in un film la mia amicizia
con lei, le sue parole, i suoi insegnamenti, il suo sorriso dolcissimo, i nostri incontri che
terminavano sempre con delle preghiere.
Quando l'ho conosciuta ho subito pensato che avevo di fronte una persona speciale,
traspariva in lei una grande gioia di vivere e considerava davvero la vita come dono di
Dio. Per questo si abbandonava con fiducia e spirito di sacrificio alla Provvidenza.
Cominciai così a frequentare la sua casa. Ogni volta che la vedevo, provavo una grande gioia,
perché con le sue parole giuste al momento giusto, i suoi sorrisi, la sua voce, riusciva a
comunicare agli altri la forza necessaria per superare qualsiasi problema. Erano tante le
persone che frequentavano la sua umile casa, corredata del puro necessario e con tutti
riusciva ad avere un rapporto unico, speciale. Aveva sempre una parola buona per tutti, aveva
la capacità di interiorizzare gli altrui problemi e di farli suoi, ma la cosa più importante era che,
quando andavamo via da casa sua, ci sentivamo alleggeriti, fiduciosi, perché avevamo la
certezza di essere stati compresi con il cuore. Capire con il cuore chi attraversa dei brutti
momenti, è come regalare fiducia e amore per far nascere nuovamente queste persone. Aprire il
cuore alla fiducia è come far comparire il sole nella vita di una persona. Nella sua relazione con
gli altri e nel suo operare per il mondo, Nuccia accoglieva veramente il vangelo e modellava su
di esso la propria esistenza. Grazie alla sua fede profonda, all'amore che provava per Gesù, il
suo essere nel mondo diventava un essere per il mondo. Non c'era in lei, infatti, una
divisione fra esperienza di Dio e apertura al mondo, fra condizione spirituale e impegno verso
gli altri. Il suo più grande desiderio o scopo, che scaturiva dal suo intimo con la chiarezza di
una volontà indirizzata, era quello di incamminare il mondo verso Dio senza lasciarsi
turbare da alcuna delusione.
Consapevole di questo ha accettato con gioia di parlare ai fratelli carcerati tramite
Radio Maria e di instaurare con essi uno scambio epistolare molto intenso anche se tutto ciò le
costava fatica per le sue condizioni fisiche.
Anche i giovani erano sempre al centro dei suoi pensieri, nelle sue intenzioni di
preghiera perché pensava che frastornati dai troppi rumori del mondo, rischiavano sempre più di
divenire incapaci d'accogliere le melodie evangeliche che elevano, liberano e danno le sole
motivazioni di vita. L'amore verso il prossimo si può dire che era la caratteristica di
Nuccia. La sua carità nasceva dalla continua unione con Dio in ogni ora della giornata.
Chiunque trattava con lei capiva che il principale movente di ogni sua opera era la gloria di Dio
e la speranza del cielo. Molte volte mi diceva: "Parla spesso ai bambini di Gesù e di Maria (io
sono insegnante di religione) e fa che ne restino innamorati". Cercherò di mettere in pratica i
tuoi insegnamenti, Nuccia, amica del cuore (come tu stessa mi definivi), sorella e maestra di
vita. Ti ringrazio perché con la tua amicizia hai allietato tantissimi anni della mia vita. Continua
ad essermi vicina; io farò come tu mi hai detto, ti troverò nei miei ricordi e sorriderò con te e per
te, perché ho la certezza che ti starai rotolando nei prati verdi, quei prati che sempre nominavi
nei nostri discorsi. Penserò a te guardando un nido di rondine, una farfalla o il cielo stellato e,
come te, voglio ringraziare il Signore per queste meraviglie che ha dato a noi uomini, di fronte
alle quali il nostro atteggiamento più diffuso è lo stupore.
Signore, Tu hai visto la mia sofferenza, per la morte di Nuccia. Non Ti chiedo perché
me l'hai tolta, ma ti ringrazio perché me l'hai data. Il solo conforto che provo nella sua perdita è
che Tu l'hai accolta nelle braccia della tua misericordia.
Catanzaro 1997 - Rita Rocca